giovedì 23 febbraio 2012

PSICOFARMACI AI BAMBINI : NOPRON RITIRATO DAL MERCATO.

Nopron, un nome che ai più è sconosciuto ma che tante mamme conoscono bene perché il famigerato medicinale salvanotte per i più piccoli è stato per diverso tempo il più noto rimedio chimico per rendere meno “vivaci” le notti insonni dei bambini e quindi per far passarne di più tranquille anche i genitori.
Eppure gli effetti negativi erano conosciuti e tra questi una sorta di effetto paradosso alla sospensione, misurato da un’eccitazione maggiore nei bambini o una sonnolenza diurna oltre a debolezza muscolare o tremore. Dopo che in Italia le prescrizioni sono aumentate del 280% negli ultimi cinque anniaccade che il Nopron viene ritirato dal commercio a partire dal 2 gennaio 2012 in conseguenza della sospensione delle autorizzazioni dei Laboratoires Genopharm – Francia e dell’officina di produzione Alkopharm Blois, nonché del suo ritiro dal commercio.
Il Nopron sciroppo era in commercio solamente in Italia e in Francia. Dei lotti di numerosi medicinali delle predette Aziende, disposti dall’Agenzia regolatoria francese con comunicazione sul proprio sito (www.afssaps.fr) del 20 dicembre u.s., l’Agenzia italiana del Farmaco ha comunicato che dal 21 dicembre non vengono più rilasciate autorizzazioni all’importazione per il medicinale Nopron Enfant 15 mg/5ml 150ml né per altri farmaci delle aziende coinvolte dal citato provvedimento. Ancora una volta, per Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ci si accorge con estremo ritardo di quanto siano sottovalutati pericolosi effetti collaterali di non pochi farmaci ed in particolare degli psicofarmaci somministrati ai bambini, anche perché dietro a queste storie di lobbies ci sono i più piccoli e le loro famiglie.
E sono tanti, tantissimi. Si pensi che secondo uno studio del “Mario Negri” pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica sono oltre 50mila i bambini italiani che già oggi assumono psicofarmaci ma il numero è certamente sottostimato. Vi è da dire, inoltre, che tali ritardi sono la conseguenza di un sistema di farmacovigilanza basato sulle segnalazioni spontanee da parte dei medici ospedalieri e di famiglia che anche molti esperti ritengono molto debole per cui molto soventemente gli effetti indesiderati sono sottostimati.
L’eccessivamente numerose prescrizioni di psicofarmaci ai bambini sono conseguenza di diagnosi affrettate e non sempre corrette da parte di medici di medicina generale e da pediatri che non hanno le necessarie competenze per compiere un passo così importante come quello di somministrare uno psicofarmaco ad un bambino, ma anche a seguito di diagnosi formulate da medici competenti come neuropsichiatri infantili e psichiatri adolescenziali, che ritengono che alla base del disturbo dei bambini ci sia un fattore biologico curabile quindi solo con i farmaci. A tal proposito, viene quasi obbligatorio porsi una domanda: che non sia giunta l’ora d’inserire per legge sull’etichette e confezioni dei farmaci i riquadri neri come quelli adottati per le sigarette, per evidenziare gli effetti collaterali più pericolosi?
Fonte: Comitato “Giù le mani dai bambini” onlus
Pubblicato da: "Informare x resistere"

mercoledì 22 febbraio 2012

Sindrome di Sturge Weber

La sindrome di Sturge-Weber (SSW) è una malformazione vascolare congenita caratterizzata da una malformazione capillare della faccia (definita di solito ``angioma'', sebbene non si tratti di un tumore), associata a disturbi oculari e neurologici di grado variabile. L'incidenza è stimata in 1:50.000. La lesione facciale è un angioma piano (AP), di solito presente alla nascita, che occupa la regione della fronte e la porzione superiore della palpebra (zona comunemente definita V1). L'AP a volte è più esteso e ricopre le aree facciali V2 (mascellare) e V3 (mandibolare) in forma monolaterale o bilaterale; occasionalmente può raggiungere persino il tronco e gli arti. In rari casi, è assente la malformazione capillare facciale, ma sono presenti anomalie vascolari cerebrali simili a quelle della SSW ``completa''. Più della metà dei pazienti sviluppa un glaucoma sul lato omolaterale all'AP facciale della zona V1, soprattutto se l'AP si estende alla palpebra superiore e inferiore. In alcuni casi, il glaucoma coesiste con anomalie vascolari del fondo dell'occhio. I pazienti possono anche presentare anomalie vascolari delle leptomeningi, che possono causare, di solito prima dei 2 anni, crisi comiziali (nel 75% dei pazienti con anomalie vascolari intracraniche), deficit motorio all'emisoma opposto e ritardo delle acquisizioni, di grado variabile. Il danno psicomotorio è variabile, essendo in parte correlato alla eventuale difficoltà nel controllo medico delle crisi epilettiche. Durante l'evoluzione della malattia si possono osservare emiatrofia cerebrale ipsilaterale e calcificazioni corticali che delineano le circonvoluzioni cerebrali.
La SSW non è una malattia ereditaria e l'eziologia non è nota. È stata ipotizzata una mutazione somatica a livello del primordio neurale anteriore, prima della migrazione delle creste neurali cefaliche.
La diagnosi viene fatta alla nascita, in presenza di sintomi neurologici e di un angioma piano della faccia nella zona V1. Circa il 10% dei bambini che presentano un angioma piano in zona V1 hanno la SSW. Le lesioni neurologiche della SSW possono essere individuate con le radiografie del cranio (le calcificazioni sono presenti solo di rado nei neonati), l'elettroencefalogramma e, soprattutto, la TAC con mezzo di contrasto iodato o, meglio, la risonanza magnetica con gadolinio (i cui risultati sono più precoci e più informativi rispetto a quelli ottenuti con la TAC). L'imaging cerebrale funzionale, quando possibile, completa l'esame neurologico (la misurazione del flusso ematico cerebrale con la tecnica di inalazione allo Xenon-133, la tomografia computerizzata a emissione di fotoni singoli [SPECT], l'esame del metabolismo cerebrale con l'analisi del consumo del glucosio o la tomografia ad emissione di positroni [PET]).
La SSW è una patologia neuropediatrica e il trattamento è sintomatico. La cura degli angiomi piani con il laser pulsato non è controindicata nei pazienti epilettici controllati con la somministrazione di anticonvulsionanti. Il rischio di glaucoma è significativo e nei primi due anni di vita devono essere ripetuti gli esami oftamologici. Il follow-up oftamologico deve proseguire fino all'età adulta, anche quando i primi esami sono normali. In caso di glaucoma si consiglia l'intervento chirurgico. I pazienti che vanno incontro a debolezza muscolare significativa necessitano di cure specifiche. La prognosi dipende soprattutto dalla ricorrenza e dalla gravità delle crisi epilettiche, che insorgono spesso nel primo anno di vita e possono provocare paralisi segmentali e ritardo mentale moderato-grave. Il ricorso alla neurochirurgia è necessario solo in casi eccezionali.

*Autore: Dott. O. Enjolras (Maggio 2006)*.
http://www.retemalattierare.it/modules.php?name=News&file=article&sid=1555 - 5 gennaio 2012

venerdì 17 febbraio 2012

Autismo, diagnosi precoce con il brain imaging

17 Febbraio 2012
Autismo
Diagnosi precoce con il "brain imaging"
a cura della Redazione Salute
Con il cosiddetto “brain imaging” si potrebbe diagnosticare l’autismo già in periodo assai precoce. Infatti da un nuovo studio della University of North Carolina si vedono delle differenze significative nello sviluppo del cervello nei bambini ad alto rischio di autismo gia’ dalla tenera età di 6 mesi. Questo marcatore avrebbe la capacità di far emergere con chiarezza che la malattia non spunta così all’improvviso, ma si sviluppa nel tempo e in particolar modo durante l’infanzia. Lo screening e il monitoraggio della possibile insorgenza dell’autismo nei bimbi già in tenera età, dunque, può essere uno strumento essenziale, definitivo nella capacità di prevenirne l’insorgenza o quantomeno di alleviarne le conseguenze.

L'allattamento materno: Il miglior inizio (Breastfeeding: The Best Beginning)


Quali vantaggi offre l'allattamento materno al mio bambino?

  • L'allattamento materno è particolarmente adatto per soddisfare i bisogni alimentari ed emotivi del vostro bambino. Al vostro seno, vostro figlio troverà il nutrimento perfetto per il suo corpo che è in rapida crescita, nonché l'amore e la sicurezza di cui ha bisogno per svilupparsi come persona.
  • L'allattamento materno è una fonte di importanti immunità. Il corpo della madre che allatta al seno produce anticorpi contro i germi che minacciano la salute del suo bambino e glieli passa attraverso il latte. Inoltre, il latte materno contiene cellule vive che combattono i batteri nello stomaco del bambino.
  • I bambini allattati al seno sono meno soggetti alle malattie respiratorie. Hanno anche meno raffreddori. I bambini nutriti con latte materno sono meno predisposti a malattie gravi come bronchite e polmonite.
  • I bambini allattati al seno sono meno soggetti alle allergie rispetto a quelli allattati artificialmente. L'allattamento al seno integrale fino al sesto mese di vita del bambino porta ad una minore incidenza di allergie. I bambini allattati al seno hanno meno probabilità di soffrire di eczema e di eruzioni cutanee nella zona del pannolino.
  • Il latte materno protegge dalle malattie. I bambini allattati al seno hanno meno gastroenteriti, vomitano con meno frequenza, hanno meno otiti e subiscono meno ricoveri ospedalieri rispetto ai bambini allattati artificialmente.

    Quali vantaggi offre per me (madre) l'allattamento materno?

  • L'allattamento materno favorisce il legame madre - bambino. L'allattamento al seno soddisfa e rafforza il bisogno della madre e del bambino di stare insieme. Le poppate frequenti offrono molte occasioni di contatto "pelle a pelle" e permettono di conoscersi meglio.
  • Di solito, i bambini allattati al seno piangono di meno. Il contatto frequente con la madre rende i bambini felice e appagati. Poiché il latte materno è facilmente digeribile, essi hanno meno probabilità di essere disturbati da flatulenza e dal male al pancino.
  • Il latte materno non richiede preparazione. É sempre alla temperatura giusta e non necessita né di conservazione in frigorifero, né di sterilizzazione; è una comodità grande quando si viaggia o durante la notte.
  • L'allattamento vi aiuterà a dimagrire. L'allattamento facilita la perdita dei chili in più che avete preso durante la gravidanza, poiché la produzione di latte richiede un maggior consumo di energie.

    All'inizio....

    Mettetevi in una posizione comoda e assicuratevi che il bambino sia ben posizionato al seno. (La ricerca ha dimostrato che un corretto posizionamento aiuta a prevenire il dolore ai capezzoli e ad aumentare la produzione di latte.) Non dovrebbe essere doloroso allattare il bambino al seno. Contattate una Consulente de La Leche League (Lega per l'allattamento materno) se avete bisogno di aiuto. Per assicurarvi che il bambino sia attaccato correttamente al seno, controllate se:
  • Il corpo del bambino è girato su di un fianco, con l'ombelico verso il vostro;
  • La testa del bambino poggia nell'incavo del vostro braccio piegato, con il vostro capezzolo di fronte alla sua bocca, in modo che non debba girare la testa per afferrarlo.
  • Usate l'altra mano per sostenere e portare il seno verso il bambino, tenendo il pollice sopra il seno e le altre dita sotto.
  • Solleticate il labbro inferiore con il capezzolo: il bambino spalancherà la bocca.
  • Portate il bambino verso il seno piuttosto che il seno verso il bambino. Quando egli apre bene la bocca, centrate il bambino sul capezzolo e tiratelo velocemente verso di voi, con il braccio che lo tiene.
  • Assicuratevi che buona parte della zona scura intorno al capezzolo (areola) e non soltanto il capezzolo, entri nella bocca del bambino.
  • Allattate da entrambi i seni. Il bambino riesce a regolare da sé la quantità di latte da ingerire, quindi egli si staccherà spontaneamente quando sarà sazio.

    Quante volte dovrei allattare il mio bambino?

    Allattate spesso. Più attaccate il bambino al seno, più latte ci sarà. I bambini allattati al seno preferiscono un intervallo di due-tre ore dall'inizio di una poppata all'inizio dell'altra. Questo succede poiché il latte materno è digerito con più rapidità e facilità rispetto al latte artificiale. Di solito, l'allattamento al seno ha il seguente ritmo: il bambino al primo seno sta attaccato per 10-15 minuti finché comincia a perdere interesse per questo seno; potete quindi fargli fare il ruttino o cambiargli il pannolino e attaccarlo al secondo seno per tutto il tempo voi e il bambino desiderate (forse dieci minuti, forse di più). Alla poppata successiva, offritegli per primo il seno con cui è stata finita la poppata precedente. Alcuni bambini preferiscono parecchie "portate" (ovvero poppate) brevi, altri preferiscono rimanere attaccati più a lungo. Non mettete fretta al bambino; prendetevi il tempo necessario. Ricordatevi che le prime sei settimane servono ad entrambi per imparare e, inoltre, rammentate che il tempo e la pazienza risolveranno molti problemi. Guardate il bambino e non l'orologio.

    Il mio bambino sta ricevendo sufficiente latte? Avrò latte a sufficienza?

    Se il bambino bagna 6-8 pannolini (di stoffa) e va di corpo diverse volte al giorno con feci semisolide di colore giallo senape (sotto le sei settimane di età), vuol dire che riceve latte a sufficienza. Dopotutto, quello che esce deve pur essere entrato.
    Poiché l'allattamento materno segue la regola della "domanda e offerta", ricordate che più spesso allattate più latte ci sarà. La produzione di latte è praticamente continua, poiché non appena il bambino succhia il latte inizia a prodursi e ad affluire, quindi non dovete aspettare per permettere al seno di riempirsi.

    Come posso essere sicura di iniziare bene l'alllattamento?

    Attaccate il bambino appena potete dopo la nascita e, in seguito, ogni volta che lo richiede. Chiedete che al bambino non venga dato né latte artificiale né acqua glucosata nella nursery, poiché queste pratiche ostacolano un buon inizio di allattamento al seno.

    Come posso allattare in presenza di altre persone?

    É abbastanza facile allattare un bambino piccolo in modo che non se ne accorga nessuno, se portate vestiti a due pezzi. Se indossate, per esempio, un maglione o una camicia abbondante, potete sollevarli per allattare facilmente. Potete girarvi un po' per attaccare al seno il bambino e quando egli starà poppando, gli altri invece penseranno che si è addormentato tra le vostre braccia. Imparare ad allattare con discrezione vi aiuterà a sentirvi a vostro agio quando dovete allattare in presenza degli altri.

    Posso continuare ad allattare qualora dovessi riprendere il lavoro e stare lontana dal mio bambino per diverse ore al giorno?

    Più tempo potete stare a casa con il vostro bambino, più tempo avrete per sviluppare un rapporto con lui, e più facile sarà per voi allattare e lavorare fuori casa. Molte mamme hanno scoperto che ci vogliono sei-otto settimane prima di stabilire le "regole" di allattamento più adatte a loro e al bambino. Dopo alcune settimane il bambino addotterà un ritmo più regolare e voi aumenterete la vostra sicurezza come madre. Più tempo starete a casa, magari fino all'età in cui il bambino inizia a mangiare cibi solidi (dopo i sei mesi), più sarà facile per voi continuare ad allattare quando tornerete al lavoro.
    Anche se doveste riprendere il lavoro prima, il vostro bambino trarrà beneficio da alcune settimane (o anche giorni) di allattamento direttamente al seno. Leggete il nostro opuscolo "Consigli pratici per chi lavora e allatta" per informazioni sulla conservazione e la spremitura manuale del latte, o contattate la Consulente de La Leche League più vicina a voi. Se avete altri problemi...
    Le Consulenti de La Leche League sono state preparate per aiutarvi a superare i problemi che alcune di voi possono incontrare nel corso dell'allattamento al seno. Il manuale de La Leche League, "L'arte dell'allattamento materno", è un libro utile per le mamme che allattano e per chiunque sia interessato all'allattamento materno; se desiderate acqistarlo rivolgetevi alla Consulente più vicina a voi.

    La Leche League è....

    ... un'associazione di volontariato che fornisce informazioni e sostegno morale alle donne che desiderano allattare i loro bambini al seno.

    ... Da mamma a mamma.

    Tutte le Consulenti de La Leche League sono mamme che hanno allattato al seno i loro figli e che si rendono disponibili ad aiutare altre mamme per la normale gestione dell'allattamento.
    Le Consulenti de La Leche League sono disponibili per dare consigli telefonici e/o epistolari, a chi si rivolge a loro.
    La Leche League fornisce informazioni anche in circostanze particolari (madri cieche, bambini con schisi del palato molle, bambini prematuri, parti gemellari, bambini con Sindrome di Down ecc..)

    ... Gruppi in diverse città.

    Ogni Gruppo tiene degli incontri con discussioni informative aperte sui vari aspetti della gravidanza e dell'allattamento. Gli incontri sono utili per le madri che desiderano informarsi durante la gravidanza, e sono rassicuranti per le madri dopo la nascita del bambino. Molti gruppi sono dotati di una biblioteca per l'approfondimento dei vari aspetti legati alla gravidanza, all'allattamento e alla puericultura (il servizio è riservato alle persone associate).
La Leche League Italia, www.lalecheleague.org/Lang/LangItaliano.html - Carla Scarsi, Relazioni Esterne, Tel 340-9126893, carla.scarsi@iol.it


La Carta dei Diritti del Malato


La Carta dei Diritti del Malato si basa sulla “Carta dei diritti fondamentali di Nizza” e su numerose dichiarazioni e raccomandazioni internazionali, emanate sia dalla Organizzazione Mondiale della Sanità sia dal Consiglio d’Europa.

La Carta è offerta all’attenzione della società civile, delle istituzioni nazionali ed europee e di chiunque altro sia nella condizione di contribuire alla tutela o alla violazione di questi diritti.

I 14 diritti

1. DIRITTO AL TEMPO
Ogni cittadino ha diritto a vedere rispettato il suo tempo al pari di quello della burocrazia e degli operatori sanitari.

2. DIRITTO ALL'INFORMAZIONE E ALLA DOCUMENTAZIONE SANITARIA
Ogni cittadino ha diritto a ricevere tutte le informazioni e la documentazione sanitaria di cui necessita nonché ad entrare in possesso degli atti necessari a certificare in modo completo la sua condizione di salute.

3. DIRITTO ALLA SICUREZZA
Chiunque si trovi in una situazione di rischio per la sua salute ha diritto ad ottenere tutte le prestazioni necessarie alla sua condizione e ha altresì diritto a non subire ulteriori danni causati dal cattivo funzionamento delle strutture e dei servizi.

4. DIRITTO ALLA PROTEZIONE
Il servizio sanitario ha il dovere di proteggere in maniera particolare ogni essere umano che, a causa del suo stato di salute, si trova in una condizione momentanea o permanente di debolezza, non facendogli mancare per nessun motivo e in alcun momento l'assistenza di cui ha bisogno.

5. DIRITTO ALLA CERTEZZA
Ogni cittadino ha diritto ad avere dal Servizio sanitario la certezza del trattamento nel tempo e nello spazio, a prescindere dal soggetto erogatore, e a non essere vittima degli effetti di conflitti professionali e organizzativi, di cambiamenti repentini delle norme, della discrezionalità nella interpretazione delle leggi e delle circolari, di differenze di trattamento a seconda della collocazione geografica.

6. DIRITTO ALLA FIDUCIA
Ogni cittadino ha diritto a vedersi trattato come un soggetto degno di fiducia e non come un possibile evasore o un presunto bugiardo.

7. DIRITTO ALLA QUALITA'
Ogni cittadino ha diritto di trovare nei servizi sanitari operatori e strutture orientati verso un unico obiettivo: farlo guarire e migliorare comunque il suo stato di salute.

8. DIRITTO ALLA DIFFERENZA
Ogni cittadino ha diritto a vedere riconosciuta la sua specificità derivante dall'età, dal sesso, dalla nazionalità, dalla condizione di salute, dalla cultura e dalla religione, e a ricevere di conseguenza trattamenti differenziati a seconda delle diverse esigenze.

9. DIRITTO ALLA NORMALITA’
Ogni cittadino ha diritto a curarsi senza alterare, oltre il necessario, le sue abitudini di vita.

10. DIRITTO ALLA FAMIGLIA
Ogni famiglia che si trova ad assistere un suo componente ha diritto di ricevere dal Servizio sanitario il sostegno materiale necessario.

11. DIRITTO ALLA DECISIONE
Il cittadino ha diritto, sulla base delle informazioni in suo possesso e fatte salve le prerogative dei medici, a mantenere una propria sfera di decisionalità e di responsabilità in merito alla propria salute e alla propria vita.

12. DIRITTO AL VOLONTARIATO, ALL'ASSISTENZA DA PARTE DEI SOGGETTI NON PROFIT E ALLA PARTECIPAZIONE
Ogni cittadino ha diritto a un servizio sanitario, sia esso erogato da soggetti pubblici che da soggetti privati, nel quale sia favorita la presenza del volontariato e delle attività non profit e sia garantita la partecipazione degli utenti.

13. DIRITTO AL FUTURO
Ogni cittadino, anche se condannato dalla sua malattia, ha diritto a trascorrere l'ultimo periodo della vita conservando la sua dignità, soffrendo il meno possibile e ricevendo attenzione e assistenza.

14. DIRITTO ALLA RIPARAZIONE DEI TORTI
Ogni cittadino ha diritto, di fronte ad una violazione subita, alla riparazione del torto subito in tempi brevi e in misura congrua.

I disturbi alimentari nell’infanzia

L'insorgenza dei disturbi alimentari si fa ogni anno più precoce. I segnali però che la preannunciano sono spesso numerosi, basta saperli leggere per intervenire prima che sia troppo tardi.
L’età dei disturbi alimentari si sta progressivamente abbassando e i primi sintomi possono comparire già nei primi mesi di vita.

L’inappetenza, il disordine alimentare, l’obesità infantile e tutte le manifestazioni psicosomatiche come i ripetuti attacchi di acetone, le allergie, le coliche, sono linguaggi del disagio. Bisogna imparare a leggerli, ad ascoltarli.

La diagnosi precoce consente di curare il disturbo con facilità, senza lasciare tracce. Per la mia esperienza, quasi tutte le ragazze che in adolescenza si sono ammalate di anoressia e bulimia avevano inviato durante l’infanzia infiniti segnali, tutti ignorati dai genitori.

Scegliendo il digiuno, è come se avessero drasticamente alzato il tiro.
Diagnosticato in tempo, prima che si trasformi in un sintomo anoressico strutturato e rigido, il disturbo alimentare può essere curato.

A volte bastano poche sedute, due o tre incontri con i genitori per rimettere in moto la comunicazione interrotta. Per tornare alle parole, ai gesti anziché al ricatto alimentare.

Ma perché un bambino smette di mangiare? Cosa lo spinge a interrompere il legame con la madre, quasi volesse riscrivere il linguaggio dell’imboccare e del nutrire?

Sembra che il cibo sia la preoccupazione principale dei genitori. Basta assistere a un’assemblea di una scuola elementare: nessuno interviene sui programmi o sul materiale didattico, ma appena si parla della mensa, tutti vogliono parlare, le madri si infervorano a discutere di diete bilanciate, menù settimanali.

I figli non sono tubi digerenti, caso mai sono spugne sensibilissime, che assorbono emozioni, tensioni, clima familiare.
Se i genitori si nascondono dietro l’utopia dell’accudimento alimentare, prima o poi, il bimbo impara a usare il cibo come un alfabeto.

L’anoressia è la messa in scena di un rifiuto, un modo di dire no all’affetto surrogato, a un rapporto freddo, ingessato sul dovere, sul fare, sul riempire.
Dire no al cibo equivale a dire no a un surrogato dell’affetto. E’ un messaggio lanciato ai genitori, una richiesta di aiuto e di attenzione.

La bulimia è l’altra faccia della solitudine: non chiedo più nulla a chi non mi sa amare. Faccio da solo, mangio tutto. Al punto che il cibo diventa una specie di oggetto transazionale. L’equivalente patologico del succhiotto, dell’orsetto. È la coperta di Linus, il compagno che rende più sopportabile la lontananza o peggio la latitanza della madre.

L’enfasi sull’alimentazione nasce da un paradosso, da un ribaltamento dell’ordine affettivo: prima si desidera un bambino, poi ci si dovrebbe prende cura di lui, ma a volte alcuni genitori si scoprono freddi e distanti e si preferisce chiedere continuamente al piccolo "Perché non mangi?" invece di interrogarsi sui suoi stati d’animo e su quello che sente chiedendogli "Perché sei triste?".

di Fabiola De Clercq 

Essere o non essere




Nell’immaginario collettivo, una persona con un problema fisico si concentra e deve concentrarsi esclusivamente sulla sua malattia, lasciando tutto il resto sullo sfondo. Eppure socializzare, fare amicizia e sentirsi accettati per quel che si è, sono bisogni fondamentali dell’essere umano, qualunque sia la propria condizione di salute...
Per queste ragioni ho creato questo blog, qui non c'è nessun problema nessuno, la disabilità è solo mentale, quando c'è il rispetto e l'amicizia anche una carrozzina è una ferrari...ed è un vento di gioia.Sono felice di accogliervi, potranno nascere delle belle amicizie e ci si potrà confrontare e supportare a vicenda.
Benvenuti, mettetevi pure comodi...siete tra amici!!!

Video che cos'è la psicomotricità?

E..per cominciare una piccola panoramica per spiegare in che cosa consiste il mio lavoro.
Buona visione!!!